


Prof. Dott. Giuseppe D'Arrigo
Chirurgo CardioVascolare
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Patologia arteriosa periferica
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La malattia arteriosa periferica o arteriopatia periferica è una patologia che interessa il sistema arterioso. Le Arterie sono i vasi sanguigni che trasportano ossigeno e fattori di nutrimento dal cuore in tutto l'organismo.
L'AOCP può interessare le arterie periferiche degli arti inferiori e più raramente gli arti superiori.
E' una delle malattie per le quali si mantiene il nome latino: claudicatio intermittens, ovvero zoppia intermittente. Si tratta di una manifestazione dolorosa, solitamente localizzata al polpaccio, che compare dopo un certo periodo che si cammina, ed è per questo che l'altra denominazione, meno scientifica, è malattia delle vetrine.
Potrebbe somigliare all'effetto delle varici o di una flebite, ma in questo caso le vene non c'entrano: sono in gioco le arterie, e va detto subito che nella stragrande maggioranza dei casi è dovuta all'aterosclerosi, cioè alla formazione della placca aterosclerotica sulla parete dell'arteria.
Placca che, in tempi più o meno lunghi, conduce all'ostruzione del vaso.
Di conseguenza, la claudicatio intermittens, salvo casi abbastanza limitati, è sempre indizio di una situazione di sofferenza più complessiva delle arterie.


Sintomi, diagnosi
La diagnosi di questo disturbo è prevalentemente clinica, si basa sulla storia del paziente e l'analisi dei sintomi.
La principale manifestazione è un dolore al polpaccio, e meno frequentemente alla coscia e al gluteo, che si manifesta dopo un certo intervallo di marcia e si attenua col riposo; la sensazione può essere simile a quella di un crampo e può accompagnarsi a un'impressione di debolezza della gamba.
La comparsa dei sintomi è tanto più rapida quanto più intenso è lo sforzo. Sforzo che è comunque necessario: se il dolore compare semplicemente perché si resta in piedi è più probabile che si tratti di un problema venoso.
Un altro elemento che consente di distinguere la claudicatio intermittens da altri disturbi muscolo-scheletrici o neurologici è la rapida scomparsa dei sintomi se si interrompe l'esercizio: in linea di massima qualche minuto.
Indagini strumentali:
ll test più vecchio, comunque affidabilissimo, è il rapporto tra la pressione arteriosa massima misurata alla caviglia e quella misurata al braccio (Indice di Windsor). Se il valore è uguale o superiore a 0.95, la circolazione arteriosa alle estremità è normale, se è inferiore è probabile l'ostruzione.
Più recentemente per valutare il flusso arterioso si è ricorsi all’Eco Color Doppler Vascolare che consente oggi una diagnosi estremamente precisa, non invasiva e ripetibile, perché basata sul principio degli ultrasuoni, effettuabile anche in gravidanza.
Le tecniche radiologiche con mezzo di contrasto come l'arteriografia vengono effettuate quando già si è posta diagnosi mediante ecocolor doppler e sono utili per il trattamento successivo chirurgico od endovascolare della lesione.
Le cause:
Il dolore insorge perché il muscolo, non più adeguatamente ossigenato e nutrito dal flusso arterioso (compromesso più o meno gravemente dall'ostruzione) accumula sostanze tossiche, in pratica lo stesso meccanismo che conduce ai crampi da fatica ma enormemente accelerato.
A seconda della localizzazione del dolore è possibile stabilire quale arteria o segmento sono compromessi.
Dolore al polpaccio: ostruzione dell'arteria femorale superficiale
Dolore alla coscia: ostruzione del tratto ileo femorale (zona del bacino)
Dolore al fianco o alla natica: probabile ostruzione dell'aorta inferiore o dei tratti iliaci.
Come si è detto, nella maggior parte dei casi l'ostruzione è dovuta ad aterosclerosi, ma possono esserci altre cause, per esempio malattie rare come la tromboangioite obliterante, oppure l'embolia.
A volte a produrre una simil claudicatio può anche essere un’ernia di un disco vertebrale, ma in questo caso il dolore ha origine dalla compressione di un nervo e il medico può arrivare molto rapidamente a distinguere le due condizioni rifacendosi al test della pressione arteriosa descritto prima e constatando l'assenza di riflessi nervosi
La terapia:
La cura della claudicatio intermittens è la stessa che si attua nei pazienti che hanno una forte probabilità di infarto o ictus: astensione dal fumo, riduzione dei grassi alimentari, terapia con farmaci antitrombotici (dall'aspirina a basso dosaggio in su).
Non va comunque trascurato il ruolo della terapia fisica riabilitativa. Infatti, la revisione degli studi pubblicati al riguardo conferma che un buon programma di esercizio, meglio sotto la guida di uno specialista, è in grado rallentare la comparsa dei sintomi e di attenuarli.
In media, la capacità di camminare aumenta del 150%, e si hanno miglioramenti significativi. La chirurgia viene di norma riservata ai casi più gravi.
Inizialmente si trattava di veri e propri interventi chirurgici di by-pass dell'arteria compromessa, mentre ora si ricorre sempre più spesso all'angioplastica percutanea.
E' lo stesso intervento che si attua sulle coronarie, e consiste nell'inserire attraverso la cute una piccola sonda dilatabile (palloncino) così da ripristinare il flusso nel vaso. Recenti studi sembrano dimostrare che ancora più efficace è l'applicazione di uno stent.
Lo stent è una sorta di manicotto che si posiziona dopo aver dilatato l'arteria con la sonda, e che impedisce al vaso di richiudersi.
ESAMI PRE TRATTAMENTO
Per determinare il livello di aterosclerosi ed il tipo di trattamento da effettuari alcuni esami possono essere realizzati:
Eco Color Doppler Vascolare
Angio TAC
Arteriografia

Il Prof. Dott. Giuseppe D'Arrigo effettua, Angioplastiche periferiche e dei varii distretti vascolari.
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Il Dott. D'Arrigo ed il Prof. Veroux durante una procedura di Angioplastica al Policlinico
Angioplastica e Stenting
Una placca aterosclerotica può svilupparsi e crescere all’interno delle arterie e bloccare il normale flusso di sangue riducendolo fino ad interromperlo completamente e determinando un danno ischemico a livello del cuore, cervello, gambe, reni.
L’angioplastica (PTA) e stenting sono effettuati quando una placca riduce in maniera significativa il passaggio di sangue in un’arteria o quando una vena si ottura o se il flusso si reduce per anomalie venose, come avviene a volte nelle vene del collo.
Durante una PTA un sottile palloncino è posizionato dentro l’arteria malata, viene gonfiato, così da rompere e comprimere la placca aterosclerotica e permettere il normale passaggio del sangue.
Gli Stent sono delle maglie metalliche montate su palloncini da dilatazione o su un catetere che vengono posizionate a livello della stenosi in modo da mantenere stabile la placca ateromasica dopo dilatazione con palloncino.
QUANDO E’ INDICATA UN’ANGIOPLASTICA E UNO STENTING?
L’aterosclerosi può causare una varietà di malattie che dipendono dalla localizzazione della placca.
Tali patologie sono le seguenti:
Patologie Coronariche
Patologie Carotidee
Patologie Aorto iliache
Arteriopatie periferiche
Arteriopatie degli arti superiori
Patologie di arterie viscerali
Patologie nefro-vascolari
In casi di aterosclerosi avanzata la terapia medica costituisce il primo trattamento, nei casi di patologia più avanzata e quando l’aterosclerosi non risponde alle cure mediche, la PTA – Stenting sono raccomandate e, nella maggior parte dei casi, costituiscono una valida alternativa al bypass chirurgico.
Alcune patologie del sistema venoso ed alcune anomalie congenite delle vene possono essere trattate con angioplastica venosa in alcuni casi selezionati.
Come si effettua un’angioplastica (PTA)
Mediante guida ecografica l’arteria femorale viene punta in anestesia locale, con un ago di Seldinger. L’esame si effettua mediante guida fluoroscopica (Raggi X) sul monitor si procede dapprima effettuando un esame angiografico, quindi si supera il punto di lesione mediante un catetere con un palloncino e si effettua la PTA mediante gonfiaggio del palloncino che schiaccerà la placca sulle pareti del vaso liberandolo così dall’incrostazione. Si può completare la procedura con l’applicazione di uno o più stent.
In alcuni casi si utilizza un pallone a rilascio di farmaco (Drug Eluting Balloon o DEB), tale tipo di pallone porta un farmaco antimitotico sulla sua parete che viene attaccato alla parete dell’arteria e riduce il rischio di ristesosi. Anche gli stent possono essere a rilascio di farmaco (Drug Eluting Stent o DES).
Finita la procedura i cateteri vengono rimossi ed un sistema di chiusura viene rilasciato nell’arteria nel punto di introduzione in modo da consentire una più veloce mobilizzazione del paziente con meno rischi di formazione di ematomi.
